Magnificent Decay

“[…]L’immagnario di Luca Cervini è composto da più elementi dalla forte connotazione esistenziale: l’impossibilità di vedere la realtà al di là delle illusioni, Ia decadenza e il successivo rinnovamento. L’artista crea visioni oniriche, messe in scena dominate da un buio che, come nei rituali dei Misteri nell’antica Grecia, è l’oscuro spazio che bisogna attraversare per accedere a una maggiore consapevolezza, a una luminosa rinascita.[…] Grandi teli isolano i personaggi delimitando lo spazio come fossero quinte sceniche oltre le quali si può pensare che esistano altri mondi, altre rappresentazioni mentali, altri racconti […] Le immagini fotografiche di base, realizzate in più sessioni e poi ricomposte come collages, sono spesso state effettuate con l’ausilio di un acquario, utilizzato per ottenere un effetto di immersione della scena, in un’acqua dalla forte connotazione simbolica[…] ” (Andrea Lacarpia, Magnificent Decay)
“[…]Sono opere che indicano le possibili direzioni del nostro agire, di come esse siano vincolate all’esaurimento del giorno e al destino dei nostri gesti e pensieri. Ma, per contrapposizione, queste opere hanno anche la capacità di riavvicinarci alla bellezza del nostro mondo. Quella bellezza che fa riflettere, studiare, commuovere dinnanzi a un mondo sempre più ingiusto e alla vita che dura il tempo di un battito di farfalla. Come le parole di Alda Merini regalano: “La bellezza non è che il disvelamento/ di una tenebra caduta/ e della luce/ che ne è venuta fuori”, così, anche nelle opere di Cervini, dietro Ia foschia vi è sempre luce.[…]”

(Marco Muniz, Disvelare la Bellezza)